Nei dintorni dell’abbazia si trovano gli eremi, taluni ubicati su luoghi davvero inaccessibili. Essi in alcuni casi sono costituiti da una semplice grotta, lungo la parete scoscesa del fianco del vallone, in altri invece da piccole costruzioni solitarie su dirupi impervi.
Gli eremiti che abitavano queste celle erano senz’altro in comunicazione tra di loro, dal momento che alcuni di questi eremitaggi erano dedicati alla vita comunitaria (di culto e di abitazione) e al lavoro collettivo (un eremo è stato persino adibito a mulino!); inoltre i vari eremi sono collegati da una rete viaria di sentieri e scalinate, nonché da una vera e propria “rete idrica” di canali scavati nella roccia per convogliare le acque in cisterne, terrazzamenti e singole celle. Dunque, con meraviglia possiamo immaginare una sorta di villaggio decentrato che rispecchiava la comunità eremitica nata in Egitto intorno a S. Antonio, il padre dei monaci: “E così apparvero dimore di solitari sui monti e il deserto divenne una città di monaci che avevano abbandonato i loro beni e si erano iscritti nella cittadinanza dei cieli” (S. Atanasio, Vita di Antonio, cap. 14.7). Non sappiamo con esattezza, al livello attuale degli studi, in quale periodo gli eremi fossero abitati: possiamo supporre che lo fossero presumibilmente già dai primi insediamenti daunici nella regione, e affermare che furono abbandonati non prima dell’era moderna, considerati i deliziosi affreschi che adornano alcune celle, ancora oggi visibili.
Questi eremi, proprio perché meno visibili, sono il cuore più intimo di Pulsano, e il silenzio e il mistero che li avvolgono fanno da contrappunto alla trasbordante ricchezza di vicende storiche che ha caratterizzato la vicina abbazia.
Il monastero e gli eremi di Pulsano manifestano nel modo più concreto, nei ricchi fregi dell’abbazia e nella nuda roccia degli eremi, la complementarietà che deve sempre esserci fra vita attiva e vita contemplativa, secondo la più autentica tradizione monastica. Contentiamoci dunque di mirare quel che resta della testimonianza di questi santi eremi: come navi che hanno preso il largo negli oceani sconfinati della santità, solo per qualche tempo ne vedi la scia. E la nuova comunità monastica di Pulsano si prefigge che questo mare torni ad essere solcato.
Per chi è in attesa di andare a visitare di persona questi stupendi luoghi, presso l’Abbazia, nell’eremo di S.Gregorio, è stata allestita una mostra permanente con bellissime fotografie degli eremi.
PER LE VISITE GUIDATE AGLI EREMI RIVOLGERSI AL DOTT. ANDREA STUPPIELLO, GUIDA UFFICIALE DELLA REGIONE: mob. 340 6726811.
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Lista degli Eremi di Pulsano
Eremo di San Gregorio
Presumibilmente il più antico luogo di eremitaggio sul colle di Pulsano, costituito da un’ampia cavità naturale di circa 200 mq, è dedicato da tempo immemorabile a S. Gregorio Magno, il grande monaco-papa fondatore del monachesimo in terra garganica. L’interno a forma di L converge in un piccolo antro adattabile a zona presbiterale qualora vi siano celebrazioni di sante messe. Fino a pochi anni fa questo eremo era abbandonato, usato come stalla dai pastori della zona. Grazie al lavoro profuso dal volontariato locale nel 1995 l’eremo è stato ripulito, riportato all'antica dignità e ripristinato a luogo di preghiera e meditazione. Attualmente è impiegato per celebrazioni, conferenze e accoglienza di gruppi, oltre ad ospitare la pregevolissima mostra fotografica permanente degli eremi di Pulsano, ad opera di A.Torre.
Eremo di San Nicola
Ubicato nel vallone immediatamente sottostante la Chiesa abbaziale, vi si accede attraverso una lunga e scenografica scalinata scavata nella roccia, che dal limitare di uno strapiombo si snoda fino alle vicinanze dell’ingresso dell’eremo. Formato da due vani ricavati in parte da una cavità naturale e in parte da murature, esso presenta due ingressi scavati nella roccia; all’interno dello stipite di uno di essi è scolpita una grossa croce greca con al centro un’altra più piccola. Sulle pareti interne di questo eremitaggio si osservano resti di affreschi, tra cui una Annunciazione della Semprevergine e una santa Crocifissione con religiosi oranti, un monaco e un abate con dignità vescovile inginocchiati in adorazione. Lo stato di conservazione degli affreschi è ancora discreto, anche se manomissioni varie – persino incauti tentativi di asporto degli affreschi – nonché numerosi graffiti di firme apposte in epoche recenti, hanno deturpato profondamente queste sante immagini. E’ da ricordare che in questo eremo nel 1970 fu rinvenuta una pagina dell’evangeliario greco di Pulsano, scampata per miracolo ai roghi dei pastori che qui soggiornavano.
Eremo Studion
Eremo forse dedicato a S. Teodoro Studita, da cui prende il nome. Vi si accede proseguendo il sentiero e altre scalinate rocciose oltre l’eremo il Mulino. Gli interni di quest’eremo hanno più vani, alcuni scavati nella roccia e un altro ricavato con muratura appoggiata ad una preesistente cavità naturale. Una cella rocciosa con volta forata da un lucernario presenta una serie di volti di angeli affrescati; in un’altra grotta è affrescato un santo eremita orante in ginocchio che riceve il cibo da un uccello: probabilmente Sant’Elia, profeta dell’Antico Testamento considerato precursore della spiritualità monastica, o S. Paolo eremita, discepolo di S. Antonio abate. Su altre parete laterali è affrescata una Deposizione dalla Croce del Signore. Un altro affresco riproduce S. Antonio da Padova, prova quindi che quest’eremo è stato abitato a partire almeno dal XII secolo.
Eremo Carcere
Proseguendo oltre l’eremo Studion si arriva a questa cella sita in cima ad una parete scoscesa, difficilmente praticabile se non con apposita attrezzatura. Il suo nome è dovuto per l’appunto a questa posizione impervia, per cui possiamo pensare che fosse adibito – le antiche regole monastiche lo prevedevano per casi di insubordinazione – a luogo di reclusione temporanea. Ma sappiamo anche di antichi monaci che si recludevano volontariamente in posti inaccessibili, basti pensare al padre dei monaci S. Antonio Abate, che visse per svariati anni rinchiuso in un fortino abbandonato.
Eremo di San Gregorio
Presumibilmente il più antico luogo di eremitaggio sul colle di Pulsano, costituito da un’ampia cavità naturale di circa 200 mq, è dedicato da tempo immemorabile a S. Gregorio Magno, il grande monaco-papa fondatore del monachesimo in terra garganica. L’interno a forma di L converge in un piccolo antro adattabile a zona presbiterale qualora vi siano celebrazioni di sante messe. Fino a pochi anni fa questo eremo era abbandonato, usato come stalla dai pastori della zona. Grazie al lavoro profuso dal volontariato locale nel 1995 l’eremo è stato ripulito, riportato all'antica dignità e ripristinato a luogo di preghiera e meditazione. Attualmente è impiegato per celebrazioni, conferenze e accoglienza di gruppi, oltre ad ospitare la pregevolissima mostra fotografica permanente degli eremi di Pulsano, ad opera di A.Torre.
Eremo di Santa Caterina
Suggestivo eremo sito nella Valle dei romiti, sul versante opposto all’abbazia. All’interno vi sono due vani con una nicchia incavata e croci graffite, da cui evinciamo che era luogo di culto oltre che di abitazione. La cavità naturale è ampliata da una volta in muratura sopra la quale si sale grazie a una comoda scalinata scolpita nella roccia.
Eremo La Rondinella
All’imboccatura destra dalla Valle Campanile, su una crosta rocciosa di Coppa la Pinta, a circa 340 metri sul livello del mare si trova quest’eremo inaccessibile, ubicato a strapiombo sulla vallata sottostante. Costituito da due celle più grandi, delimitate da strutture murarie, da un’altra cella scavata nella roccia di dimensioni più piccole, e da un vano con giacitoi e mensole scavate nella roccia, esso deve il suo nome con ogni probabilità alla sua posizione, simile a quella che assumono le rondini prima di spiccare il volo.
Giacchè è pericoloso accedervi, operazione praticabile solo da esperti di montagna, i più devono contentarsi di ammirarlo dal colle di Pulsano o di Coppa La Pinta, mentre il pensiero corre veloce a eremi più famosi come quelli sulle rocce di Meteora in Grecia, ancora pulsanti di monaci e vitalità.
Eremo di San Giovanni, Mandre e Pietre
L’eremo di S. Giovanni Abate è situato in fondo al vallone di Pulsano tra l’incrocio di valle Campanile e valle dei Romiti. Esso si può raggiungere da Manfredonia attraversando la Piana di Macchia, fino al sentiero che dalla pianura sale al colle di Pulsano. Dedicato da sempre al santo cenobiarca pulsanese, la tradizione vuole che S. Giovanni amasse qui ritirarsi nei periodi di più profonda preghiera ed austera penitenza, ed ogni volta che si recava nella vicina Siponto. L’eremo è costituito da un unico ambiente, totalmente spoglio, al quale si accede attraverso un ingresso sormontato da una lunetta, nella quale si poteva ammirare affrescata, fino a qualche anno fa, un’immagine della Santa Madre di Dio, venerata da un monaco orante a destra e da un angelo a sinistra. Questo affresco è stato recentemente danneggiato da un incendio estivo. Nel 1997 in questo eremo è stata inoltre saccheggiata e profanata una tomba ipogea da parte di moderni e ignoti vandali alla ricerca di inesistenti tesori, i quali con lo scavo hanno evidenziato una scalinata che porta in un secondo vano.
Dall’eremo di S.Giovanni, risalendo a destra per valle Campanile troviamo, lungo un’insenatura della fiancata del vallone, gli eremi Mandre e Pietre: in quest’ultimo è ancora in piedi una struttura in muratura. Proseguendo per tale insenatura in passato si poteva arrivare sino all’eremo la Rondinella, ma oggi la via, in seguito a svariate frane, non è più praticabile.
Eremo di San Michele
Si accede a quest’eremo dal piccolo piazzale antistante la Chiesa. Esso è costituito da tre locali intercomunicanti, scavati nella roccia, destinati a celle per gli eremiti e da una cappella in muratura posto ai margini di un vertiginoso strapiombo. Della piccola cappella restano solo le strutture murarie laterali, mentre nelle celle è interessante osservare la rete di piccoli canali scavati dall’uomo nella roccia: essi costituiscono un vero e proprio gioiello, una testimonianza singolare del recupero e dell’utilizzo prezioso dell’acqua.
Secondo gli scrittori Ughelli e Baronio, in quest’eremo avrebbe soggiornato S. Francesco d’Assisi nel 1216 e S. Celestino V, nel 1295, prima di fuggire a Vieste, ove fu arrestato dai soldati angioini.
Eremo di San Leonardo
Vasto eremo della Valle dei romiti composto da vari locali per la maggior parte crollati. Resta in piedi una meravigliosa volta in muratura.
Eremo di Coppa la Pinta
Sul promontorio di Coppa La Pinta, a destra di Valle Campanile salendo da Manfredonia, vi sono numerosi eremi costituiti per lo più da celle uniche scavate nella roccia, oggi “frequentati” dalle capre e dai caprai di un vicino allevamento: sono gli eremi detti Cantina, S. Antonio, S. Basilio, S. Spiridione, S. Trifone, S. Palemone.
Eremo il Mulino
Osservandolo da lontano induce il visitatore a chiedersi come i monaci abbiano potuto trasportare materiale per costruire un eremo, a 400 metri circa di altezza, su un abisso spaventoso. Questo è costituito da svariati ambienti, in muratura e in cavità naturali: uno contiene un altare in pietra, sul quale si apre una nicchia scavata nella roccia; sul lato destro sono i resti di un affresco dell’Immacolata Concezione e sul sinistro un affresco di S. Giovanni Battista, precursore della vita monastica, sormontati da un affresco dello Spirito Santo in forma di colomba.
L’eremo ha questo nome per il fatto di presentare, all’interno di uno dei vari locali di cui è composto, una macina ricavata nella roccia, nonché una grande cisterna destinata a raccogliere l’acqua piovana, intercettata tramite un’ingegnosissima rete di canali incavati nella roccia. Dinnanzi, lunghe mura perimetrali e gli spiazzi antistanti fanno intendere che doveva essere uno dei principali eremi della comunità monastica allora presente, come luogo di culto, di abitazione, di coltivazione e di produzione e conservazione alimentare.