Marco 7,31-37; Isaia 35,4-7a (leggi 35,1-10); Salmo 145; Giacomo 2,1 5
La guarigione del sordomuto ci invita a riflettere non solo sul significato drammatico di una infermità che isola una persona dalla vita comunitaria, affettiva e sociale in genere ma soprattutto su una guarigione che opera non solo sul piano puramente fisico ma molto di più sul piano dello Spirito guarendo coscienze, sanando relazioni, aprendo modalità più ampie di comunione. Ci sono casi tragici di bambini condannati alla solitudine perché ciechi, sordi e muti dalla nascita. L’impegno e l’abilità degli specialisti del linguaggio riescono a volte ad aprire loro il mondo dei segni e della parola. Ma quando gli occhi, le orecchie e la lingua del cuore sono bloccati? Quante persone, quante coppie che non si capiscono, che non si parlano più! Quanti «dialoghi fra sordi» tra individui, gruppi, istituzioni o nazioni, quando viene meno la fiducia reciproca e non si è più capaci di accettare gli altri con la loro fragilità, ma anche con ciò che portano in sé di più prezioso!
Pensando a tutte queste situazioni, possiamo cogliere più facilmente…
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