Gv 4,5-42 (leggi 4,1-42); Es 17,3-7 (leggi 17,1-7); Sal 94; Rm 5,1-2.5-8
L’itinerario cristiano è reso possibile ad una condizione: ascoltare la Parola di Dio, radicarsi in essa, accettarne le esigenze. La liturgia di questa domenica e delle due successive fa rivivere, nel mistero, al cristiano le grandi tappe attraverso cui i catecumeni erano (e sono) aiutati a scoprire le esigenze profonde della conversione a Cristo, nei segni dell’acqua, della luce, della vita.
La Chiesa è consapevole anche che per fare di un uomo un cristiano autentico non basta istruirlo intellettualmente, ma occorre «iniziarlo» al mistero di Cristo. Si tratta cioè di portarlo ad incontrare in modo libero e responsabile la persona di Gesù e la sua storia, perché abbia inizio un rapporto vitale interpersonale mediante l’esercizio della fede e della conversione. Non dobbiamo quindi credere che il battesimo e gli altri sacramenti agiscano in modo magico e ci assicurino la salvezza indipendentemente dalla nostra risposta libera. Ogni sacramento è l’incontro di Cristo con un uomo che si responsabilizza della salvezza che gli viene offerta. La Quaresima è il tempo in cui tutto lo sforzo della Chiesa attraverso la sua liturgia è teso all’iniziazione cristiana e alla maturazione della fede dei membri del popolo di Dio. Una volta inseriti nel mistero di Cristo mediante il battesimo della fede, la nostra «iniziazione» deve essere continuamente approfondita e vissuta attraverso una vita conseguente. Dobbiamo però constatare che la nostra fedeltà tante volte è venuta meno. Dio misericordioso, allora, fonte di ogni bontà, ha proposto come rimedio al peccato il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna (I colletta).
Questi tre elementi caratterizzano l’ascesi del tempo Quaresimale e vanno visti in mutua relazione tra loro: il vero digiuno richiesto da Dio non è tanto quello del corpo che si astiene dal cibo, ma quello dello spirito che si astiene dal peccato e ci apre al dialogo con Dio e all’impegno di carità verso i fratelli. L’ascetica cristiana, infatti, consiste nell’allargare lo spazio al dono della carità di Dio infusa in noi coi sacramenti dell’iniziazione cristiana. I figli di Dio respirano sempre più l’amore del Padre nella misura in cui rendono operante quest’amore nella preghiera e nel servizio ai fratelli. Non dobbiamo mai dimenticare che la conoscenza di Gesù è…
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