Gv 11,1-45; Ez 37,12-14 (leggi 37,1-14); Sal 129; Rm 8,8-11
I temi delle precedenti Domeniche convergono in felice sintesi nell’odierna celebrazione: Gesù, sorgente dell’acqua viva (III) e della luce (IV), è Colui che conferisce la vita a chi crede in Lui. Le tre letture sottolineano la medesima realtà: solo la forza dello Spirito fa rifiorire la speranza, scioglie i legami della morte e restituisce la vita in pienezza. La risurrezione di Lazzaro è ancora segno della realizzazione della nuova creazione e della nuova alleanza promessa da Ezechiele: Gesù freme davanti alla prima creazione, piombata nel disordine, nella morte e nella dissoluzione; la sua passione, morte e risurrezione ad opera dello Spirito lo proclamerà signore della morte e della vita. La lettura pasquale dell’Evangelo di oggi è profetica e attuale per noi che misticamente rinasciamo nello Spirito di Cristo e perciò siamo chiamati a vivere secondo lo Spirito una esistenza nuova: morti al peccato, vivi per Dio (seconda lettura).
Anche se oggi più che mai la civiltà umana lotta disperatamente contro la decadenza e la dissoluzione, la speranza cristiana afferma ancora la possibilità di un mondo nuovo, perché la potenza di Dio si è rivelata vincitrice in Cristo. L’Eucaristia, che pur non possiamo celebrare a causa del “divieto” nella lotta al virus Covid-19, è comunque ancora più che mai celebrazione di una Vita fatta dono, diventa forza di risurrezione se il cristiano ne assimila i contenuti spirituali: farsi, come Cristo, pane spezzato per la vita del mondo.
Il Dio dei cristiani, il nostro Dio, non è «il dio dei morti, ma dei vivi», perciò il suo desiderio e tutto il suo piano di salvezza consisterà in un lento e paziente lavoro, per riportare la vita laddove l’uomo aveva causato la morte. A quest’opera di nuova creazione, anche l’uomo, però, deve contribuire liberamente e fedelmente. Le letture di questa Domenica ci fanno conoscere…
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