Lectio divina DOMENICA «DELLA DIMORA NELLA CARITÀ», VI del Tempo di Pasqua C

Gv 14,23-31; At 15,1-2.22-29; Sal 66; Ap 21,10-14.22-23 (leggi 21,9-27)

 

Quando san Giovanni scriveva il suo Evangelo, era uno dei pochi discepoli ancora viventi che avevano conosciuto il Signore. I primi destinatari del quarto Evangelo non si trovavano dunque in una situazione diversa dalla nostra: anch’essi dovevano cercare soltanto nella fede la certezza che il risorto è presente dovunque nel mondo, ma in un modo del tutto particolare, con una «presenza nell’assenza». Dobbiamo confessare che facciamo molta fatica a vivere questa realtà: più o meno consapevolmente, portiamo sempre dentro di noi il vecchio sogno di un regno visibile e ben localizzabile.

Eppure dovremmo sapere che, ritornando al Padre, il Cristo non ha cessato di agire. La morte non ha interrotto l’azione feconda della sua parola nel mondo, che era appena iniziata. Ma bisognava che egli se ne andasse perché questa parola, liberata da ogni limite di tempo e di luogo, si diffondesse su tutta la terra, si acclimatasse sotto ogni cielo, germogliasse e portasse frutto fuori dal suo terreno d’origine, dovunque trovasse un solco pronto ad accoglierla. Si tratta ormai di…

 

 

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