Matteo 3,13-17; Isaia 42,1-4.6-7 (leggi 42,1-9); Salmo 28; Atti 10,34-38
L’Epifania, che celebra il mistero della «manifestazione del Signore», si sviluppa liturgicamente attraverso la meditazione dei tre episodi evangelici dell’adorazione dei magi, del battesimo di Gesù al Giordano, e del primo «segno» da lui operato a Cana. La tradizione occidentale ha posto al centro della celebrazione dell’episodio dell’adorazione dei magi, conservando come collaterali i temi di Gesù solennemente presentato al momento del battesimo e di Gesù che manifesta egli stesso la sua «gloria» davanti ai suoi primi discepoli alle nozze di Cana.
La festa del battesimo del Signore fa dunque parte delle «feste epifaniche», cioè delle feste che celebrano la “manifestazione” del Signore. Tutti gli Evangeli descrivono la missione di Cristo a partire dal battesimo. Con questo avvenimento Gesù inaugura la sua vita pubblica.
Il fatto che Gesù chieda di ricevere il battesimo di Giovanni dona a questo rito un significato completamente nuovo. Gesù si umilia, si confonde coi peccatori; ma lui è l’innocente, il santo e, come tale, risponde all’iniziativa di Dio con un’obbedienza perfetta: questa sua fedeltà compie la nostra salvezza.
Nel battesimo al Giordano Gesù risponde ufficialmente alla elezione del Padre e alla missione che dal Padre gli viene affidata. Questo fatto contiene tutto l’itinerario che Gesù dovrà percorrere: è la vocazione alla croce. Inizia in senso pieno per Gesù la sua storia di salvezza che vivrà in perfetta fedeltà fino al «tutto è compiuto» del Calvario. La sua missione è tutta protesa verso il battesimo della croce: «Devo ricevere un battesimo, e quale non è la mia angoscia fino a quando non sia compiuto» (Lc 12, 50).
La sua opera sarà allora quella del «servo», quella dell’«agnello di Dio che toglie i peccati del mondo».
Sotto questo aspetto è quanto mai indicativo che gli evangelisti sinottici mettano…
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