Gv 14,15-21; At 8,5-8.14-17 (leggi 8,5-25); Sal 65; 1 Pt 3,15-18
Nell’Evangelo di questa domenica la promessa dello Spirito è strettamente unita al tema dell’amore.
Di fatto, lo Spirito che il Signore promette e che viene dal Padre, è Spirito di amore, e di questo i cristiani sono chiamati a rendere testimonianza. Ma i “pagani” di oggi guardando i cristiani possono davvero dire «Guardate come si amano» o il comportamento dei cristiani è tale da farli diffidare del cristianesimo e della sua insistenza sull’amore? Con ogni probabilità, parliamo troppo di amore, ne facciamo quasi un genere letterario; ma non lo viviamo sinceramente tra noi, divisi come siamo da pregiudizi, settarismi, ghetti diversi. In ogni epoca la Chiesa è chiamata a dare prova del suo amore. L’evangelizzazione è opera di amore che spinge ad annunciare a tutti la salvezza di Cristo. Nella prima lettura vediamo attuarsi questo dinamismo missionario della Chiesa apostolica. L’annuncio dell’Evangelo oltrepassa i confini della Giudea, giunge in Samaria e si diffonde attraverso la parola e i «segni». Ora l’unico Spirito ricevuto dagli uni e dagli altri testimonia che tutti sono di Cristo, in comunione di fede e di amore; così la Chiesa cresce in espansione e in unità, superando tensioni e contrasti. I segni esistenziali che testimoniano tale comunione in mezzo e di fronte a un mondo ostile, vengono ricordati nella lettera di Pietro…
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