Mt 10,37-42; 2 Re 4,8-11.14-16a; Sal 88; Rm 6,3-4.8-11
DISCORSO 65/A di sant’Agostino, vescovo
Revue Bénédictine 86 (1976), 41-48
L’amore giusto ci rapisce verso il cielo, l’immondo ci sprofonda nell’abisso.
1. Il Signore, esortandoci al suo amore, cominciò col ricordare le persone che noi giustamente amiamo: Chi amerà – dice – il padre o la madre più di me, non è degno di me. Se dunque non è degno di Cristo chi pone il padre al di sopra di Cristo, in qual modo sarà degno di seguire in qualche modo Cristo chi pone l’oro al di sopra di Cristo? Vi sono infatti cose che si amano male nel mondo e rendono immondo chi le ama. L’amore illecito è un grande inquinamento dell’anima e un peso che opprime chi desidera volare. Infatti quanto l’animo è rapito verso l’alto da un amore giusto e santo, altrettanto è sprofondato negli abissi da un amore ingiusto e immondo. Accade a ciascuno di essere portato là dove ha da portarlo il proprio peso, cioè il proprio amore. Poiché non è portato dove non dev’essere portato, ma dove deve. Chi poi ama il bene sarà trasportato verso ciò che ama, e dove sarà se non dov’è il bene ch’egli ama? Con la prospettiva di quale premio Cristo Signore ci esorta ad amarlo, se non quello che si compia quanto chiede al Padre: Voglio che anche questi siano con me dove sono io? Desideri essere dov’è il Cristo?…
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