Mt 11,25-30; Zc 9,9-10; Sal 144; Rm 8,9.11-13
Le letture di oggi sono un concentrato di paradossi. Il re messianico, il cui «dominio sarà da mare a mare» (cf prima lettura) è re di pace che spezza i simboli e gli strumenti di guerra. La sua persona e il suo programma richiamano piuttosto la figura del Servo di Iahvè che, come leggiamo in Is 42,1-4, si presenta quale modello dei «poveri di Iahvè» («1Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. 2Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, 3non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità. 4Non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra, e le isole attendono il suo insegnamento»).
È il paradosso di un re umile eppure dominatore del mondo. La lettura richiama inevitabilmente Gesù, che nel giorno delle palme fa il suo ingresso trionfale in Gerusalemme come un re pacifico cavalcando un mite puledro (Lc 19,35ss.). L’Evangelo poi è un testo molto denso non solo per la tematica sapienziale che contiene ma soprattutto perché è uno dei rari squarci che permettono di contemplare, con sorpresa e anche senza possibilità di indiscreto scrutare, i sentimenti personali del Signore in rapporto al Padre suo. Dove appare insieme l’eternità che si fa temporalità, e questa rinvia all’eternità, ma investe la storia degli uomini.
Gesù ci fa comprendere che lo sguardo del cuore, cosi acuto nei piccoli, è quello che meglio ci permette di scoprire i segreti del suo cuore, per la via dell’infinitamente piccolo. Infatti la somiglianza delle persone divine non è impressa in primo luogo nella nostra intelligenza e nella nostra ragione, ma nel nostro cuore.
Dio si rivela a tutti, ma i sapienti rendono spesso inefficace e vana la rivelazione di Dio. Gli intelligenti e i sapienti sono, nell’Evangelo, i maestri religiosi del tempo: gli scribi, i farisei, conoscitori della Legge e abili manipolatori delle tradizioni. Possedendo la conoscenza della Legge essi diventano oppressori e caricano le spalle dei poveri e degli ignoranti «di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!» (Lc 11,46). Gesù, invece…
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