Mt 18,15-20 (leggere 18,14-22); Ez 33,7-9; Sal 94; Rm 13,8-10
Il tema di questa XXIII Domenica del Tempo Ordinario A è la “correzione fraterna”. Dopo il discorso delle parabole (Mt 13), il quarto grande discorso nell’Evangelo di Matteo è il discorso alla Chiesa, nel capitolo 18, inserito nel viaggio di Gesù a Gerusalemme. Come al solito, Matteo raccoglie insegnamenti diversi di Gesù e li dispone in un quadro in cui descrive progressivamente quelle che dovrebbero essere le caratteristiche della “comunità ideale”: attenzione ai piccoli, cura dei perduti, la correzione fraterna, la presenza di Gesù nella comunità e infine, al vertice, la regola per eccellenza: il perdono senza il quale la comunità si dissolve.
Ecco il contenuto più dettagliato del discorso:
I Parte:
- Come bambini (chi è il più grande?) 18,1-4
- L’amore per i piccoli (guai agli scandali) 18,5-11
- La pecora smarrita (il pastore sollecito) 18,12-14
II Parte:
- Correzione fraterna 18,15-18
- Preghiera in comune 18,19-20
- Perdono illimitato delle offese 18,21-22
- Parabola del servo spietato 18, 23-35
Nei vv 1-14 del capitolo 18 il discorso è centrato sul vocabolo “bambino/piccolo” (in greco paidìon), mentre nella seconda parte, vv. 15-35, la parola chiave è “fratello” (in greco adelfós). Si può dire che i due vocaboli riassumono lo stile della comunità cristiana. Il bambino, che nell’antico Vicino Oriente era scarsamente considerato, diventa il segno della fede e dell’accoglienza del Regno di Dio, non tanto per la sua innocenza quanto per la sua fiducia, il suo consegnarsi al Padre, il suo essere ultimo e «piccolo» (in greco si ha un verbo che riflette il nostro aggettivo «tapino», quindi la debolezza). Al v. 6 i piccoli quindi non sono tanto i bambini ma ciò che essi simboleggiano, cioè i credenti umili e semplici. Tra l’altro, in aramaico, il termine era usato non per i bambini ma per…
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