Letture patristiche della Domenica «DELLA PARABOLA DEI DIECIMILA TALENTI», XXIV del Tempo Ordinario A

Matteo 18,21-35; Sir 27,30-28,7; Sal 102; Rm 14,7-9

 

 

 

 

 

 

DISCORSO 83

SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 18, 21-22: “OGNI VOLTA CHE PECCHERÀ CONTRO DI ME MIO FRATELLO” ECC.

di Sant’Agostino, vescovo (PL 38, 514-519)

 

 

Parabola del servo crudele.

  1. 1. Ieri il santo Vangelo ci raccomandava di non trascurare i peccati dei nostri fratelli: Ma se un tuo fratello avrà peccato contro di te, rimproveralo a tu per tu. Se ti ascolterà, avrai convertito quel tuo fratello. Se invece non terrà conto della tua riprensione, prendi con te due o tre persone, perché ogni questione sia risolta in base alla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo alla Chiesa. Se poi non ascolterà neppure la Chiesa, consideralo come un pagano e un publicano. Anche oggi si riferisce allo stesso argomento il brano che viene subito dopo e che abbiamo sentito leggere poco fa. Il Signore Gesù aveva parlato in quel modo a Pietro; questi soggiunse e domandò al Maestro quante volte doveva perdonare a un fratello che avesse commesso una colpa contro di lui, e chiese se bastava perdonare sette volte. Gli rispose il Signore: Non solo sette volte, ma fino a settantasette volte. Narrò poi una parabola assai terribile: che cioè il regno dei cieli è simile a un padre di famiglia che volle fare i conti con i suoi servi: tra essi ne scopri uno che gli era debitore di diecimila talenti. Il padre di famiglia ordinò che fosse venduto tutto quello che il servo possedeva e tutta la sua famiglia e lui stesso, perché fosse pagato il debito. Allora quel servo prostratosi alle ginocchia del suo padrone gli chiese una dilazione e ottenne addirittura la remissione. Il suo padrone infatti ebbe pietà di lui – come abbiamo udito – e gli condonò tutto il debito. Quel servo però, liberatosi dal debito, ma schiavo dell’iniquità, allontanatosi dal suo padrone incontrò anch’egli un suo debitore, che gli doveva non diecimila talenti, quant’era il proprio debito, ma solo cento denari; lo afferrò per il collo e lo trascinò quasi strangolandolo, dicendogli: Paga quel che mi devi. Quello però pregava il proprio compagno, come questi aveva pregato il padrone; ma non trovò in lui un compagno simile al padrone che l’altro aveva trovato. Non solo questi non volle condonargli il debito, ma non gli concesse neanche una dilazione. Presolo per il collo lo trascinava con sé perché pagasse, pur essendo già libero dal debito verso il padrone. Gli altri servitori rimasero disgustati e riferirono al loro padrone quello ch’era accaduto. Il padrone fece chiamare alla sua presenza quel servo e gli disse: Servo malvagio, pur avendo tu con me un debito enorme, ho avuto pietà di te, te l’ho condonato per intero. Non dovevi dunque avere pietà anche tu del tuo compagno, come io ho avuto pietà di te? Ordinò allora che fosse richiesto il pagamento di tutto il debito che prima gli aveva condonato.

Ogni uomo è debitore di Dio e ha come debitore il proprio fratello.

2. 2. Il Signore dunque ha narrato questa parabola per la nostra istruzione e con questo avvertimento

ha voluto che noi ci salvassimo. Così – dice – farà con voi il Padre vostro ch’è in cielo, se ciascuno di

voi non perdonerà di cuore al proprio fratello. Ecco, fratelli, la cosa risulta chiara, l’ammonimento è…

 

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