Mt 21,28-32; Ez 18,25-28; Sal 24; Fil 2,1-11 (forma breve 2,1-5 da non preferire!)
Non c’è dubbio che l’idea che uno si fa di Dio condiziona il suo comportamento nei confronti di Dio (adorazione, preghiera…), e nei suoi rapporti col prossimo. Si è portati, cioè, a prolungare verso gli altri i rapporti che si sono instaurati con Dio. La parola di Dio porta avanti un discorso molto chiarificatore sul concetto e sull’immagine di Dio.
La parabola odierna parla dei due figli che hanno un comportamento molto diverso nei confronti del padre: il primo dice «sì», ma non fa nulla; il secondo dice «no», poi si pente e obbedisce. Bisogna che ci guardiamo in questo specchio, noi battezzati di vecchia data. I pubblicani e i peccatori rischiano ancora di precederci nel regno.
Non si sottolineerà mai abbastanza la misteriosa simpatia di Gesù per i caratteri forti, poco inclini a sottomettersi immediatamente all’obbedienza della fede. Forse intuiva le ricchezze segrete dei cuori ribelli e le loro possibilità di autentica conversione; o forse si ricordava di Giobbe e provava disgusto, come dice l’Apocalisse, per gli uomini tiepidi, né freddi né caldi (Ap 3,16).
La parabola dei due figli è significativa a questo proposito. Non è possibile ingannarsi: dietro all’invito a lavorare nella vigna del padre, c’è…
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