Letture patristiche della Domenica dei «VIGNAIOLI OMICIDI», XXVII Tempo Ordinario A

Mt 21,33-43; Is 5,1-7; Sal 79; Fil 4,6-9

 

  1. Parabola dei vignaioli omicidi

 

Un uomo piantò una vigna” (Lc 20,9). Parecchi deducono diversi significati dal nome della vigna, ma è evidente che Isaia ha ricordato come la vigna del Signore di Sabaoth sia la casa d`Israele (cf.Is 5,7). Chi altro mai, se non Dio, ha creato questa vigna? È dunque Lui che la diede in affitto e partí per andare lontano, non nel senso che il Signore si sia trasferito da un luogo all`altro, dato che Egli è sempre dappertutto, ma perché è più vicino a chi lo ama, ma sta lontano da chi lo trascura. Egli fu assente per lunghe stagioni, per evitare che la riscossione sembrasse prematura. Quanto piú longanime la benevolenza, tanto più inescusabile la ostinatezza.

Per cui, secondo Matteo, giustamente trovi che “la circondò anche di una siepe” (Mt 21,33; Is 5,2), cioè la recinse munendola della protezione divina, affinché non fosse facilmente esposta agli assalti delle belve spirituali.

E al tempo dei frutti mandò i suoi poveri servi. È giusto che abbia indicato il tempo dei frutti, non il raccolto, infatti dai Giudei non si ebbe alcun frutto, questa vigna non ha dato alcun raccolto, poiché di essa il Signore dice: “Attendevo che producesse uve, ma essa diede spine” (Is 5,2). Perciò i torchi traboccarono non di vino che rallegra, non di mosto spirituale, ma del sangue rosseggiante dei profeti. Del resto Geremia fu gettato in una cisterna (cf. Ger 38,6), di questa specie erano ormai i torchi dei Giudei, pieni non di vino ma di melma. E sebbene, come sembra, questa sia un`allusione generale ai…

 

 

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