Gv 12,20-33; Ger 31,31-34; Sal 50; Eb 5,7-9
Ci pare non sia inutile ricordare che il significato delle letture odierne va visto in relazione con la Pasqua. In fondo, il tema di queste Domeniche si ripete con varie sfumature, per permetterci di apprezzare giustamente l’instancabile amore, che sospinge Dio alla ricerca continua dell’uomo. La Divina liturgia di oggi non è un termine, un punto d’arrivo, non è un rimanere in beata contemplazione, ma piuttosto un inizio, un punto di partenza, l’inizio di un impegno a vivere quotidianamente l’amicizia con Dio.
Dall’eucologia:
Antifona d’Ingresso Sal 42,1-2
Fammi giustizia, o Dio, e difendi la mia causa
contro gente senza pietà;
salvami dall’uomo ingiusto e malvagio,
perché tu sei il mio Dio e la mia difesa.
Nel Sal 42,l-2a, SI l’orante esprime il suo desiderio di Dio, e si sottopone volentieri al suo Giudizio misericordioso (v. 1a; 7,9; 21,1; 1Sam 24,16), poiché sa che solo dal Signore può ricevere l’ascolto esaudiente. Non dai suoi nemici, che stando lontano dalla santità divina, nelle loro opere malefiche possono solo perpetrare iniquità e dolo mortali contro il pio orante (v. 1ab). L’appello al Signore è motivato. In tutto questo, trattandosi di salvezza, di scampo dai pericoli mortali prodotti dagli uomini, di sottoporsi al divino Giudizio salvifico, l’orante sa che per lui esiste la sola via che lo porti alla vita, il «Dio suo», il Dio dell’alleanza fedele che interviene sempre in favore dell’alleato minore. Egli è la «Forza sua», l’irresistibile Potenza del Signore Unico, che agisce sempre con Bontà (v. 2a; 30,4). Questa è la premessa per la resurrezione del fedele..
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