Gv 15,1-8; At 9,26-31; Sal 21; 1 Gv 3,18-24
La potenza della parola che il Signore ha rivolto a noi.
Questa parola della fede possiede tale efficacia nella Chiesa di Dio che quando per mezzo di questa crede, offre il sacrificio, benedice e battezza, essa rende puro anche un piccolo bambino che non è ancora in grado di credere col cuore per ottenere giustizia né di fare con la bocca professione di fede per la salvezza.
- In questo passo del Vangelo, o fratelli, in cui il Signore dice che lui è la vite e i suoi discepoli i tralci, lo dice in quanto egli, l’uomo Cristo Gesù, mediatore tra Dio e gli uomini (cf. 1 Tim 2, 5), è capo della Chiesa e noi membra di lui. La vite e i tralci, infatti, sono della medesima natura; perciò, essendo egli Dio, della cui natura noi non siamo, si fece uomo affinché in lui l’umana natura diventasse la vite, di cui noi uomini potessimo essere i tralci. Ma perché dice: Io sono la vite vera (Gv 15, 1). Forse ha aggiunto vera riferendosi a quella vite da cui ha tratto la sua similitudine? Egli si dà infatti il nome di vite in senso figurato, non in senso proprio, così come altrove si è dato il nome di pecora, agnello, leone, roccia, pietra angolare, o altre cose del genere, che sono quel che sono e dalle quali vengono desunte queste similitudini, e non già le loro proprietà. Ma dicendo: Io sono la vite vera, il Signore evidentemente distingue se stesso da quella vite, alla quale il profeta dice: Come ti sei mutata in amarezza, vite che hai tralignato! (Ger 2, 21). Come può infatti esser vera quella vite, che si aspettava facesse uva e invece produsse spine (cf. Is 5, 4)?
- Io sono – egli dice – la vera vite e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto egli lo recide e ogni tralcio che porta frutto lo monda, affinché fruttifichi di più (Gv 15, 1-2). Forse che l’agricoltore e la vite sono la medesima cosa? Secondo la sua affermazione: Il Padre è più grande di me (Gv 14, 28), Cristo è la vite; secondo l’altra sua affermazione: Io e il Padre siamo una cosa sola (Gv 10, 30), anche lui è l’agricoltore. E non è come chi operando all’esterno esercita un ministero; egli possiede…
(OMELIA 80 di Sant’Agostino, Vescovo, Giov. 15, 1-3)
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