Gv 6,24-35; Es 16,2-4.12-15; Sal 77; Ef 4,17.20-24
DISCORSO 130/A DI SANT’AGOSTINO VESCOVO
SULLE PAROLE DEL VANGELO:
IO SONO IL PANE DISCESO DAL CIELO, E: PROCURATEVI IL CIBO CHE NON PERISCE MA RIMANE IN ETERNO 1
(RB 104 (1994), 56-66)
Il cibo materiale e il cibo spirituale.
1. Il nostro Signore Gesù Cristo chiamandosi pane va in cerca di affamati 2. Ora di questo pane non può aver fame se non chi ha sana la mente, cioè lo stomaco interiore. Prendi l’esempio dal nostro pane materiale: gli uomini debilitati, cioè coloro che per una malattia provano della nausea, di fronte a un pane eccellente possono elogiarlo ma non riescono a mangiarlo. Lo stesso è dell’uomo interiore: quando è interiormente illanguidito, non è portato a mangiare il pane celeste perché è impedito dalla nausea, e, sebbene sia capace di farne gli elogi, non prova gusto a cibarsene. Ma il Signore, come abbiamo ascoltato, dice: Procuratevi non il cibo che perisce ma quello che rimane per la vita eterna3, distinguendo il suo cibo da quello visibile e materiale, di cui diceva altrove: Tutto ciò che entra nella bocca va a finire nel ventre e si scarica nella fogna4. È dunque un cibo che perisce. Ma voi dice – procuratevi non il cibo che perisce ma quello che rimane per la vita eterna 5. Questo cibo egli lo chiama “pane” e dimostra che quel pane è lui stesso. Ma che vorrà significare quel “procurarsi un tal cibo ” se non mangiarlo? Se infatti quel cibo è un pane, esso è anche Cristo. Ora chi di noi può procurarsi Cristo, chi di noi può realizzare Cristo se non chi adempie i precetti di Cristo? Lo dice l’Apostolo: Voi siete il corpo di Cristo e le sue membra 6. Realizziamo dunque Cristo, cioè procuriamoci questo cibo.
Compie l’opera di Dio colui che crede in Cristo.
2. Ben a proposito, quelli che posero la domanda e ne udirono la risposta la udirono anche per noi, come anche a nome nostro gli avevano posto la domanda, dicendo: Cosa dobbiamo fare per compiere l’opera di Dio? 7 Egli rispose con una frase breve ma stupenda e grandiosa. Disse:…
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