DOMENICA «DELLA GUARIGIONE DEL SORDOMUTO», XXIII del Tempo per l’Anno B

Marco 7,31-37; Isaia 35,4-7a (leggi 35,1-10); Salmo 145; Giacomo 2,1-5

 

 

 

La guarigione del sordomuto ci invita a riflettere non solo sul significato drammatico di una infermità che isola una persona dalla vita comunitaria, affettiva e sociale in genere ma soprattutto su una guarigione che opera non solo sul piano puramente fisico ma molto di più sul piano dello Spirito guarendo coscienze, sanando relazioni, aprendo modalità più ampie di comunione. Ci sono casi tragici di bambini condannati alla solitudine perché ciechi, sordi e muti dalla nascita. L’impegno e l’abilità degli specialisti del linguaggio riescono a volte ad aprire loro il mondo dei segni e della parola. Ma quando gli occhi, le orecchie e la lingua del cuore sono bloccati? Quante persone, quante coppie che non si capiscono, che non si parlano più! Quanti «dialoghi fra sordi» tra individui, gruppi, istituzioni o nazioni, quando viene meno la fiducia reciproca e non si è più capaci di accettare gli altri con la loro fragilità, ma anche con ciò che portano in sé di più prezioso!

Pensando a tutte queste situazioni, possiamo cogliere più facilmente il valore simbolico della guarigione del sordomuto. Dopo essersi scontrato col popolo eletto, sordo alla sua predicazione e ai suoi inviti a cambiar vita, Gesù è passato in terra pagana. Il Messia è venuto per occuparsi delle orecchie e della lingua degli uomini (Is 35,5-6): li vuole responsabili, capaci di ascoltare e di entrare nel dialogo della salvezza avviato dall’alleanza di Dio col suo popolo.

Di fronte a tutti gli atteggiamenti di chiusura e di ripiegamento su se stessi – la reazione dei ricchi, degli orgogliosi, di quelli che non vogliono rinunciare al potere e anche la nostra, ogni volta che l’Evangelo chiama in causa la nostra leggerezza, la nostra presunzione, il nostro egoismo – Gesù ordina: «Apriti!».

Apriti ad ascoltare e ad accogliere gli insegnamenti dell’Evangelo! Apriti a dire la tua fede con tutta la tua vita! Apriti a tradurre in pratica il Padre nostro che ripeti ogni giorno! Se questo avvenisse, la nostra esistenza diventerebbe trasparente e rimanderebbe senza fatica a Gesù Cristo. Tutti allora potrebbero dire, con le folle dell’Evangelo: «Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

 

 

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