Luca 4,1-13; Deuteronomio 26,4-10; Salmo 90; Romani 10,8-13
Gli Evangeli sottolineano fortemente il legame tra il battesimo di Gesù e la tentazione a cui è sottoposto dal demonio: condotto nel deserto dallo Spirito ricevuto nelle acque del Giordano, Gesù viene messo alla prova durante il suo digiuno di quaranta giorni. Luca coglie l’occasione per presentare, in un primo scontro, i due protagonisti di un dramma che raggiungerà il culmine «al tempo fissato», cioè al venerdì santo. Affrontando il demonio, personaggio fondamentale della passione, all’inizio della sua vita pubblica, Gesù fa vedere come intende la propria condizione di Cristo, Figlio di Dio.
In che modo Gesù, secondo Luca, si presenta come Figlio di Dio? In primo luogo, egli rifiuta di servirsi della propria potenza come di un potere magico e per fini egoistici. Definisce quindi la propria sovranità di Figlio nei confronti delle istanze politiche del mondo: la sua regalità è sottoposta unicamente a Dio, da cui egli riceve tutto ciò che è. Infine, condotto a Gerusalemme per affrontare la passione, respinge l’idea di tentare il Padre esigendo una protezione particolare che manifesterebbe agli occhi di tutti la sua legittimità. Luca intende dunque presentare Gesù come modello ai cristiani, dato che la prova è la sorte quotidiana di tutti i battezzati.
Ogni vita cristiana deve affrontare tentazioni più o meno radicali. Il culto del denaro, di cui si sente dire facilmente che «non puzza»; l’ipertrofia del potere politico, quando viene esercitato nel disprezzo dei diritti dell’uomo; lo sfruttamento della religione, quando la si riduce al ruolo di semplice strumento dell’ambizione umana. Altrettante maschere sotto cui si nasconde un tentatore che non è mai così maligno come quando fa dubitare della propria esistenza. Come il Figlio di Dio nel deserto, nella prova che prelude alla grande crisi del Getsemani, dobbiamo ripetere: «Solo al Signore tuo Dio ti prostrerai, lui solo adorerai» (Lc 4,8 che è anche l’antifona alla comunione di oggi).
La vita cristiana è scelta e mai è opportunismo! Nella lotta che Gesù conduce contro satana, il cristiano ritrova il suo dramma personale. Nel deserto, Israele aveva dovuto scegliere: la parola di Dio o la sicurezza politica e economica? Dio o gli idoli? Accogliere Dio o esigere da lui dei miracoli? Per l’autore del Deuteronomio, il popolo avrebbe dovuto appoggiarsi unicamente sulla parola di Dio.
Gesù fa sua tale visione delle cose, affermando così in che modo egli intenda essere «figlio», di Dio. Venir tentato, non è semplicemente rischiare d’esser sedotti dal male; significa essere messi alle strette per una scelta decisiva: o la sicurezza di una vita sistemata, o la totale fiducia in Dio, senza neppure sapere, come Abramo, dove vorrà portarci.
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