DOMENICA «DEL COMANDAMENTO NUOVO», V del Tempo di Pasqua C

 

Giovanni 13,31-33a.34-35; Atti 14,20b-27; Salmo 144; Apocalisse 21,l-5a

 

Non appena Giuda ha abbandonato il cenacolo, nella notte, Gesù affida ai discepoli il suo testamento spirituale, annunciando così la sua partenza per la casa del Padre, condizione indispensabile per la glorificazione di Dio e del Figlio dell’Uomo. Rimaniamo sorpresi dai termini che scandiscono l’inizio di questo discorso d’addio: «Ora … subito … per poco». Di quale intervallo di tempo si tratta? Senza dubbio del tempo che segue la Pasqua, durante il quale Gesù, già nel pieno possesso della sua gloria nel seno del Padre, ne attende ancora, con la sua chiesa, la piena manifestazione. Parole inquietanti vengono pronunciate all’inizio di quest’attesa, che è anche la nostra: Gesù non sarà più con i discepoli. Non perché ha deciso di lasciarli soli, abbandonati a se stessi, ma perché devono passare dall’abitudine alla sua presenza fisica alla fede nella sua presenza invisibile, nel cuore stesso dell’assenza.

Sperimentare, per mezzo della fede, la sua presenza nell’assenza, è una delle caratteristiche fondamentali della vita cristiana fino alla parusia.

Ma c’è un altro aspetto, altrettanto essenziale: risuscitare la presenza del figlio dell’uomo attraverso la pratica del comandamento nuovo, amandoci gli uni gli altri come egli ci ha amati. Quest’amore reciproco è garanzia e manifestazione della presenza permanente del risorto in mezzo ai suoi. L’amore scambievole è dunque il comportamento specifico dei cristiani nel tempo che va dalla partenza di Gesù al suo ritorno definitivo. È la carità, frutto dell’amore di Gesù per i suoi, che rende i cristiani discepoli perfetti e rivela la presenza invisibile del Signore nella Chiesa. «Vedete come si amano»: insieme all’Eucaristia, non c’è altro segno distintivo, perché si tratta del nostro modo concreto, l’unico valido, di vivere la fede pasquale. La circolarità dell’amore che, attraverso un continuo scambio, stringe in unità il Padre, il Figlio, lo Spirito e la Comunità: ecco la realtà «nuova» che ci fa contemplare oggi la liturgia della Parola.

 

Dall’eucologia:

Antifona d’Ingresso Sal 97,1-2

Cantate al Signore un canto nuovo,

perché ha compiuto prodigi;

a tutti i popoli ha rivelato la salvezza. Alleluia.

 

 

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