Gv 14,15-16.23-26; At 2,1-11; Sal 103; Rm 8,8-17
Durante il tempo pasquale la liturgia ci ha fatto meditare sulla presenza del Risorto nella Chiesa e sul dono dello Spirito in quanto segno e annuncio nella Chiesa della vita nuova nata dalla Pasqua del Signore. In questa solennità di Pentecoste, la prima lettura (Atti) e l’Evangelo di Giovanni, pur narrando lo stesso evento con procedimenti letterari e prospettiva teologica diversi, presentano la nuova realtà della Chiesa, frutto della risurrezione e del dono dello Spirito.
Le immagini usate da Luca nel raccontare l’evento di Pentecoste permettono di stabilire un parallelo tra la Pentecoste del Sinai (cf Es 19,3-20; 31,18) e quella di Gerusalemme:
- al Sinai, tutto il popolo era stato convocato in assemblea; fuoco e vento impetuoso avevano manifestato la presenza di Dio sul monte; Dio aveva dato a Mosè la legge dell’Alleanza;
- a Gerusalemme, gli Apostoli sono «tutti insieme nel medesimo luogo» (At 2,1); nella casa in cui sono riuniti si manifestano gli stessi fenomeni del Sinai (vv. 2-3); Dio dà lo Spirito della nuova Alleanza (v. 4).
Questa è la novità della Pentecoste cristiana: l’Alleanza nuova e definitiva è fondata non più su una legge scritta su tavole di pietra, ma sull’azione dello Spirito di Dio. Si comprende come «senza lo Spirito Santo, Dio è lontano, il Cristo resta nel passato, l’Evangelo una lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l’autorità un potere, la missione una propaganda, il culto un arcaismo e l’agire morale un agire da schiavi. Ma nello Spirito Santo il cosmo è nobilitato per la generazione del Regno, il Cristo risorto si fa presente, l’Evangelo si fa potenza e vita, la Chiesa realizza la comunione trinitaria, l’autorità si trasforma in servizio, la liturgia è memoriale e anticipazione, l’agire umano viene deificato» (Atenagora).
Il battesimo nello Spirito illumina la comunità sul mistero di Cristo, Messia, Signore e Figlio di Dio; fa comprendere la risurrezione come il compimento dei progetti di salvezza di Dio non solo per il popolo di Israele ma per tutto il mondo; la spinge ad annunciarlo in tutte le lingue e in ogni circostanza, senza temere né persecuzioni né morte. Come gli apostoli, i martiri e tutti i cristiani che hanno ascoltato fino in fondo la voce dello Spirito di Cristo diventano testimoni: di ciò che hanno visto, di ciò che è stato trasmesso e che hanno verificato nella loro esistenza.
Ogni comunità è chiamata a collaborare con lo Spirito per rinnovare il mondo attraverso l’annuncio e la testimonianza della salvezza, nell’attività quotidiana come nelle vocazioni straordinarie. Per questo la Chiesa si struttura e prende forma attraverso doni, compiti, servizi che hanno tutti l’unica sorgente nello Spirito del Padre e del Figlio.
Tutto poi è fatto convergere dal medesimo Spirito all’«utilità comune» (cf 1 Cor 12). In tal modo la pienezza e la ricca vitalità dello Spirito si manifesta attraverso una Chiesa aperta a tutti per testimoniare nelle «opere» dei credenti la presenza di Dio nel mondo (i «frutti dello Spirito» Gal 5,22-23).
La Pentecoste, dunque, non è finita; essa continua nelle situazioni in cui vive la Chiesa; tutta la vita dei cristiani si svolge sotto il segno dello Spirito. Ciascuno infatti vive sotto l’influsso dello Spirito del suo Battesimo e della sua Confermazione; è sempre lo Spirito che conferma la nostra fede e la nostra unità ogni volta che noi partecipiamo all’Eucaristia, e l’epiclesi, nelle preghiere eucaristiche, ci ricorda l’intervento dello Spirito non soltanto nella trasformazione del pane e del vino, ma anche per la solidità della nostra fede e la nostra unità nella Chiesa.
Così pure lo Spirito agisce nell’ordinazione sacerdotale per conferire a colui che è chiamato il potere di attualizzare i misteri di Cristo; lo Spirito è presente anche nella celebrazione del sacramento dei matrimonio, assicurando agli sposi la forza della fedeltà e la loro unione reciproca nella imitazione dell’unione del Cristo con la Chiesa. Noi siamo dunque in ogni istante permeati dallo Spirito.
Non vi è una riunione di preghiera, una liturgia della Parola in cui lo Spirito non agisca per permettere di pregare e di dialogare col Signore reso presente in mezzo a noi mediante la forza dello Spirito che dà vita alla parola proclamata.
Dall’eucologia:
Antifona d’Ingresso Sap 1,7
Lo Spirito del Signore ha riempito l’universo,
egli che tutto unisce,
conosce ogni linguaggio. Alleluia.
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