Prima lettura: dal Libro del profeta Isaia, cap. 9 vv. 1-3 e 5-6
Il Signore è il tuo sposo
Con il Salmo 95 diciamo:
Oggi è nato per noi il Salvatore
Seconda lettura: dalla Lettera di San Paolo apostolo a Tito, cap. 2 vv. 11-14
È apparsa la grazia di Dio
Dal Vangelo secondo Luca, cap. 2 vv. 1-14
La storia di Gesù, l’Emmanuele
Ogni anno nella notte di Natale è proclamato il meraviglioso testo di Luca e durante il giorno il famoso Prologo del Quarto Vangelo: due testi di altissima teologia. Vorrei, invece, questa volta, commentare la seconda lettura, tratta dalla Lettera a Tito, discepolo del grande apostolo delle genti Paolo di Tarso. Egli scrive queste parole così dense: «È apparsa la grazia, misericordia) di Dio, che porta la salvezza a tutti gli uomini e c’insegna a rinnegare l’empietà e i desideri del mondo, a vivere con sobrietà, giustizia e vera religiosità nel presente, nell’attesa della beata speranza, cioè della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo (Tito 2,11-13). Qualche versetto prima l’apostolo ha elencato sei virtù che gli anziani della comunità devono esercitare: «siano sobri, seri, assennati, saldi nella fede, nell’amore e nella pazienza» (Tito 2,2), per vivere in pienezza la vita cristiana. Anche alle donne cristiane è raccomandato l’amore verso i mariti e i figli e ai giovani di essere giudiziosi e irreprensibili, usando un linguaggio semplice e inappuntabile. A questo punto il testo presenta Cristo Gesù come la manifestazione luminosa dell’amore del Padre nel grande mistero dell’Incarnazione, delineando quattro proprietà della misericordia:
- discende dal padre;
- è salvifica;
- è per tutti
- e insegna agli uomini la volontà del Padre.
Questo comporta che gli uomini rigettino le passioni disordinate che schiavizzano e a vivere i valori della sapienza, della giustizia e di quella pietà che indicano un vero stile di vita improntato alle virtù umane e cristiane. Nel presente il cammino è nel rispetto del Vangelo, nell’attesa della beata speranza, cioè della manifestazione al compimento della storia, termine di ogni cammino, quando ci sarà «la manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo» (Tito 2,13). Il Figlio di Dio si è fatto visibile per umanizzarci: “Dio si è fatto come noi, per farci come lui”.
In oOcidente in genere sottolineiamo il riscatto dal peccato, mentre i cristiani di Oriente mettono in evidenza il processo progressivo e graduale di umanizzazione in Cristo. Questo vuol dire che a noi credenti è affidato una possibilità, non tanto un dovere, come insegna altrove l’apostolo Paolo: «Tutto posso in colui che mi dà forza» (Filippesi 4,13). 
Natale è vivere ogni giorno in Cristo Gesù, sorgente luminosa di umanità.
Questo è il Natale… tutto il resto è retorica vuota e formalismo senza Gesù.
“Voluit venire, qui potuit sovvenire”, dice S. Bernardo (Scelse di venire, Colui che poteva sovvenire): Cristo non ci dato qualcosa di sé oppure ci ha offerto un generico aiuto per salvarci e umanizzarci, ma ha dato tutto se stesso per ognuno di noi.
Natale è incontro, è relazione giusta e solidale, è attraversare la Vita con gusto e condividerla nel Bene.
Natale è ferialità, è vivere ogni giorno in modo straordinario l’ordinario. Ogni volta che ci incontriamo se ci saziamo gli uni degli altri e la nostra parola comunica dal profondo, allora stiamo vivendo il Natale.
Quando si vince l’egoismo e la philautía (=amore sviscerato di sé) allora davvero celebriamo il Natale, quando dividiamo ciò che siamo e ciò che abbiamo con chi ha di meno e non ha nemmeno voce per chiedere.
Ognuno di noi faccia migliore l’esistenza e lasci un’orma di bene e una scia di profumo di umanità!
Buon Natale
Shalôm P. Ernesto, biblista