La comunità dei fratelli di S. Maria di Pulsano è cenobita, ed insieme conosce l’eremitismo per i fratelli che chiedono di vivere in questa forma consacrata.

Sia il monastero, sia gli eremi, che debbono vivere l’esistenza di contemplazione amorosa, sono vincolati da stretta clausura, nel cui ambito si tiene il sacro e perenne silenzio, a cui sono tenuti gli ospiti, e a cui sono invitati discretamente anche i visitatori.

La comunità per vocazione originale si assume la povertà evangelica e la rinuncia ai beni in vista del Regno di Dio. Essa si mantiene con il proprio lavoro (1 Tess 4,11-12; 2 Tess 3,7-10;12-13): i fratelli lavorano insieme o singolarmente, ciascuno secondo la propria attitudine e capacità, anche eseguendo gli uffici assegnati dal priore. Si privilegia la coltivazione della terra per il nutrimento con gli orti e la coltivazione delle api e altro; secondo la possibilità, si fabbricano anche prodotti dell’artigianato, e si diffondono le pubblicazioni teologiche e spirituali dei fratelli, nonchè i frutti della scuola di iconografia presente in abbazia.

La povertà della comunità, in quanto si può, è posta al servizio dei fratelli.

Vita Spirituale e Liturgica

La comunità è formata di fedeli battezzati e crismati, ma anche di chiamati ai sacri ordini.
Il ritmo di questa vita battesimale è scandito dalla celebrazione dei Divini Misteri vivificanti che è il centro dell’esistenza cristiana, sua fonte e suo punto di arrivo.
Per celebrare Cristo Signore divinamente Risorto nella santa Liturgia della Chiesa, e per continuare a contemplare le sue Meraviglie divine, i fratelli sono assidui lettori delle Sante Scritture.
Questo avviene in quotidiano ritiro nel silenzio contemplante e nell’adorazione unitiva.

Una volta la settimana, esclusa la Domenica, le Feste e le commemorazioni, la comunità trascorre un’intera giornata di deserto.
La comunità è scuola di preghiera, dove il priore nei tempi opportuni spiega le Sante Scritture ai fratelli, e può anche designare a questo un anziano o un fratello di provata preparazione.

È questa la «scuola del servizio al Signore», quella che prega, contempla e lavora, ed insegna a pregare, a contemplare e a lavorare: con il duplice scopo, cantando i Salmi, di pregare il Signore secondo i divini precetti (Lc 18,1), e di imparare a pregare nello stile della preghiera cristiana.

Gli Inizi

In occasione dell’8 settembre 1999, festa della Natività della Madre di Dio, momento in cui – ogni anno da secoli – la Chiesa di Pulsano si affolla di pellegrini giunti in processione da paesi e città vicine, l’allora Arcivescovo Mons. Vincenzo D’Addario, ha potuto solennemente decretare la riapertura al culto pubblico della chiesa abbaziale dichiarando che “la preghiera, l’entusiasmo, il sacrificio, il lavoro e la testimonianza evangelica hanno offerto prova che l’opera proviene dallo Spirito Santo”. Continuando a seguire la via indicata dall’amatissima odigitria di Pulsano, e ispirandosi alle regole e alle figure di San Benedetto, San Basilio Magno e San Giovanni Abate, la Comunità monastica oggi presente si propone come luogo di esperienza di silenzio, di ascolto della Parola di Dio, di Liturgia vissuta, di accoglienza e di servizio alla Chiesa locale ed universale. Dal 1990 il volontariato di Manfredonia e Monte S.Angelo, radunato nel “Movimento Cristiani Pro Pulsano”, ha operato come primo attore della rinascita dell’Abbazia, permettendo così al monastero eremo di uscire dallo stato di derelizione e isolamento in cui versava. In seguito, Il 20 dicembre 1997 si è finalmente insediata nell’abbazia la nuova comunità monastica di Pulsano, incardinata nell’arcidiocesi di Manfredonia-Viste-S.Giovanni Rotondo, avente la ricchezza della biritualità latina e bizantina. La Comunità, grazie sempre al forte supporto laicale, ha inaugurato un nuovo periodo di fioritura e di vitalità attraverso un efficace ripristino architettonico e paesaggistico, ma soprattutto grazie a un intenso lavoro pastorale e alla rinata testimonianza della vita angelica cui i monaci sono chiamati, oggi come un tempo

Ospitalità

La comunità accoglie ogni ospite come Cristo Signore stesso desidera essere accolto (Mt25,31-36):l’accoglienza primaria è sempre per i poveri di Dio, dei quali il Signore conosce il cuore e le necessità. Ma accoglie con devozione anche quelli che «veramente cercano Dio» e il suo Regno. In tutto questo, i fratelli conservano la stretta povertà, e nulla si riservano a scopo di lucro, seguendo così con fedeltà e discrezione la Tradizione monastica orientale e occidentale. La comunità di Santa Maria di Pulsano vive nella stretta clausura monastica, ma nei tempi e nei modi previsti, secondo la Tradizione, è anche aperta all’ospitalità fraterna. L’ospitalità nella carità non deve turbare l’ordinata vita della comunità, in specie dei fratelli che si ritirano nell’eremo per un tempo o per altri disposti periodi.