Luca 9,51-62; 1 Re 19,16b.l9-21; Salmo 15; Galati 5,1.13-18
I sinottici, raccontando gli incontri storici di Gesù con coloro che egli invita a seguirlo, ne fanno un appello vivo per i cristiani. Nella pericope di oggi, ad esempio, l’evangelista Luca lascia anonimi gli interpellati e non riporta la loro risposta: tutti gli uomini devono essi stessi sentirsi chiamati in causa, dare una risposta, prendere una decisione. Così Luca, da una parte, collegando con chiari riferimenti letterali la chiamata dei discepoli all’Antico Testamento, dice che Gesù «compie» le Scritture (è il Messia); d’altra parte, con gli accorgimenti sopra indicati, presenta gli incontri storici con Gesù come «profezia» che attende un compimento nei cristiani. Essi sono i discepoli del Cristo Risorto e lo incontrano nella parola, nei sacramenti, nel prossimo.
Ogni cristiano deve seguire Gesù nel distacco dai beni materiali per essere libero e disponibile, nel disprezzo di tutto ciò che è male ed infine nel rifiuto di ogni attaccamento al passato (Fil 3,12.14).
Per Giovanni ciò che definisce il discepolo di Gesù è esplicitamente la fede (Gv 1,41; 2,1-11; 6,6-7). Senza fede anche la comunanza terrena con Gesù avrà rapidamente fine. Un camminare con Gesù basato unicamente su motivi umani conduce fatalmente alla catastrofe della defezione (Gv 6,66). Questa fede trova la sua verifica nell’amore fraterno, che è il distintivo dei discepoli e il vero segno «rivelatore» per il mondo (Gv 13,14ss).
Ma l’elemento specifico dei rapporto del discepolo con Cristo, che lo rende diverso da qualunque altro rapporto fra maestro e discepolo, è un’adesione assoluta, incondizionata e definitiva alla persona di Cristo. Nessun valore, nessuna legge, nessun rapporto umano per quanto stretto può essere anteposto a lui. Egli si pone come significato totale della vita. Non chiede tanto l’accettazione di una dottrina astratta, ma la scelta della sua persona. Dio non s’impone all’uomo. Lo chiama invece a diventare corresponsabile di quella vita che per grazia gli offre nel pieno rispetto della libertà. La sua parola che invita a conversione aspetta una risposta di fede. Solo mediante la fede l’uomo si rende disponibile al piano di salvezza che il Signore ha tracciato per lui e per il mondo.
Per abitudine pensiamo alla fede più come a un elenco di verità astratte da credere che a un impegno di vita responsabile e coerente. Ma la fede non è solo un atto con il quale si contempla la luce della verità; è vita nuova che trasforma e salva. Sulla esperienza autentica della Chiesa è possibile capirne l’importanza; solo la Chiesa infatti ha la pienezza della fede. Cristiano è chi ha scelto Cristo e lo segue. In questa decisione fondamentale per Gesù Cristo, è contenuta e compiuta ogni altra esigenza di conoscenza e di azione della fede.
L’adesione incondizionata alla persona di Gesù, l’obbedienza assoluta a lui è un atto liberatore. Chi segue Cristo è veramente un uomo libero, senza padroni. Un uomo libero dalla schiavitù delle cose, del potere, del denaro, del sesso, libero soprattutto da se stesso.
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