Marco 10,17-30; Sapienza 7,7-11; Salmo 89; Ebrei 4,12-13
«Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». Il racconto evangelico ci presenta un uomo appassionato e sincero, che esprime il desiderio più profondo e radicato nel cuore umano: quello della vita. Un uomo senza nome: potrebbe essere ciascuno di noi. Ma se cerca la vita, si pone per questo il problema di Dio? «Nessuno è buono, se non Dio solo»: per prima cosa, Gesù lo richiama all’essenziale.
Dalle brevi parole che egli scambia col Cristo, si capisce che per lui è ovvio che la vita eterna si trovi al termine di un’esistenza virtuosa. Ha sempre osservato i comandamenti enumerati da Gesù, che non sono altro che la seconda parte del decalogo, quella che riguarda i rapporti con il prossimo. Senza saperlo, si trova in una condizione favorevole, non per «salvarsi», ma per lasciarsi salvare da Dio. Tuttavia gli manca ancora qualcosa, forse tutto. Non abbiamo dato nulla a Dio se non siamo pronti a dare tutto. A questo ci chiama l’amore del Cristo: «Ama Dio rinunciando a tutti gli idoli. Sta qui la sostanza della prima parte del decalogo, ed è ciò che ancora ti manca!». È l’invito a un dono totale, che si concretizza in una chiamata precisa: «Vieni e seguimi».
Non si tratta più di legge morale, né di ascesi; si tratta di…
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