Gv 15,9-17; At 10,25-27.34-35.44-48 (leggi 10,1-48); Sal 97; 1 Gv 4,7-10
Il Padre è amore e l’amore si effonde, si dona. L’amore è presente, concreto, non una condizione astratta; è una persona: Gesù, un fatto, la redenzione, mediante l’incarnazione, la morte, la risurrezione di lui. Un fatto che non si arresta, opera sempre: la redenzione è in atto continuamente. Chi prende l’iniziativa di chiamare gli uomini a far parte del popolo dei battezzati è sempre Dio; la sua iniziativa si chiama amore (cf seconda lettura) e vuole raggiungere tutti gli uomini. Questa è la consegna che anche Gesù ha lasciato ai suoi discepoli (cf Evangelo). E in questa linea deve svolgersi l’opera della Chiesa.
Dall’eucologia:
Antifona d’Ingresso Cf Is 48,20
Con voce di giubilo date il grande annunzio,
fatelo giungere ai confini del mondo:
il Signore ha liberato il suo popolo. Alleluia.
L’Antifona d’ingresso, Is 48,20 (adattato), appartiene al «Secondo Isaia» (Is 40-55) che pronuncia la sua profezia durante l’esilio babilonese (circa 550 a. C.). Il Profeta, come una squilla improvvisa e inattesa di risveglio per il popolo che era prostrato e demoralizzato, fa risuonare la Voce divina dappertutto, per annunciare nella gioia rinnovata (41,8; 44,21; Lc 1,54) che il Signore ha liberato Giacobbe servo suo, il popolo suo, verso cui l’alleanza fedele è indefettibile. Il Profeta si serve del passato profetico, che nella visuale storica vede la realtà annunciata come già avvenuta, in forza della Parola stessa che la proclama. Così la Voce divina della gioia deve diventare anche voce umana di gioia per la redenzione (v. 5; e 42,1). La patria è vicina. Così essa risuona anche in questo tempo dopo la Resurrezione, la Fonte unica del Dono dello Spirito Santo, che è la Redenzione stessa, la Libertà divina donata agli uomini (Gal 5,1; 2 Cor 3,17). Dalla Libertà dello Spirito è creato il popolo redento e santificato, popolo della divina alleanza fedele.
E oggi da questo popolo esce la voce del giubilo, e lo annuncia al mondo…
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