Mt 5,17-37; Sir 15,15-20; Sal 118,1-2.4-5.17-18.33.34; 1 Cor 2,6-10
L’Evangelo è chiaro: esiste una legge del Cristo e questa legge è nuova. Gesù non è venuto ad abolire la legge, ma a portarla a compimento, a darle quel «di più» che la fa superare come legge e la fa accettare come scelta interiore. A giudicare dalla prima lettura, sembra che il compimento del comandamento di Dio riposi tutto sulla buona volontà dell’uomo. L’accostamento della prima lettura all’Evangelo potrebbe far pensare che il senso «nuovo» del messaggio morale evangelico sia tutto e unicamente nel fare appello a una più intransigente e ferrea forza di volontà dell’uomo. Senza dubbio è chiesto all’uomo un impegno senza mezze misure, una tensione senza cedimenti, un’onestà che incessantemente cerca di snidarsi dai nascondigli. Questa è la decisione seria richiesta all’uomo; per il resto, la parola evangelica non domanda altro che aprirsi verso una giustizia sempre più grande, una continua rinuncia alle mete raggiunte, una incessante scoperta di non essere nella giustizia piena. Cristo stabilisce un nuovo criterio di valutazione morale:..
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