Lc 1,26-38; 2 Sam 7,l-5.8b-12.14.16 (leggi 7,1-17); Sal 88; Rm 16,25-27
Tutta la liturgia di questa quarta domenica concentra l’attenzione sul messia, figlio e discendente della casa di Davide, a cui si rivolgono le attese e le speranze dell’umanità. I profeti sono stati per secoli i tenaci custodi di questa speranza messianica, ravvivandola nei momenti decisivi della storia del popolo di Israele. Uno di questi momenti lo riviviamo nella profezia che Natan fa a Davide di una casa e di un trono eterni. Questo patto che Dio stringe con Davide, per bocca del profeta, si compirà nella sua discendenza, nel «figlio» della promessa, in Gesù, il Verbo incarnato, la cui umanità sarà il nuovo tempio di Dio; in esso sarà sancita la nuova ed eterna alleanza a cui non più solo Israele ma tutte le genti saranno chiamate a partecipare. Maria, la vergine madre…
(Annunciazione, Monastero di santa Caterina del Sinai, tardo XII sec.)
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