Mt 13,44-52; 1 Re 3,5.7-12 (leggi 3,4-15); Sal 118; Rm 8,28-30
L’Evangelo di questa Domenica ci presenta le ultime tre parabole del Regno raccolte da Matteo nel capitolo tredicesimo, detto appunto “discorso parabolico”. Il regno costituisce l’oggetto primario della predicazione neotestamentaria. Giovanni Battista e Gesù iniziano la loro predicazione con l’annuncio di gioia: «Il regno di Dio è vicino». La Buona Novella proclamata da Gesù è, in definitiva, la venuta del regno. Che cosa ci vuol dire Gesù? Come nelle precedenti parabole, Gesù non fa ricorso a idee astratte ma consegna delle immagini, affinché gli ascoltatori accolgano facilmente la parola, la conservino nel cuore e, ricordandola, la attualizzino nel loro quotidiano. Queste immagini mirano ancora una volta a far comprendere la dinamica del Regno dei cieli, il modo in cui Dio può regnare ed effettivamente regna in quanti sono capaci di ritornare a lui, di convertirsi e di aderire alla buona notizia portata da Gesù Cristo. Domenica scorsa, paragonando il regno al seme, al granello, al lievito, Gesù ha detto che questo regno è già presente, ma è ancora lontano dalla sua attuazione definitiva. Il regno si edificherà gradualmente grazie alla fedeltà dei discepoli al comandamento nuovo dell’amore senza confini. Si tratta di un regno che non è di questo mondo, anche se la sua costruzione comincia quaggiù. È un regno universale aperto a tutti, perché è il regno del Padre, comune a tutti gli uomini.
I temi del Regno di Dio e della Chiesa appaiono strettamente legati, ma non indicano la stessa realtà. Nella prospettiva del suo compimento finale, la Chiesa coincide veramente con il Regno; ma nella sua realtà storica e sociologica sulla terra, la Chiesa è…
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