Lectio divina Domenica «DI ÈMMAUS», III di Pasqua A

 

Lc 24,13-35; At 2,14.22-33; Sal 15; 1Pt 1,17-21

 

 

La stupenda narrazione lucana di Èmmaus ha come sfondo la liturgia in cui si spiegano le Scritture e si spezza il pane eucaristico; ma nelle pericopi pasquali l’incredulità e la non accoglienza sembra trionfare su tutto e in specie nei riguardi di Gesù, inviato di Dio. In lui infatti si compie la profezia concernente il servo di Iahvé: «Chi ha creduto alla nostra parola?» (Is 53,1; Gv 12,38; Rom 10,16). L’incarnazione del Figlio di Dio e la sua opera redentrice vengono rifiutate (Mt 11,20-24; 23,37-38; ecc.).

Anche nel gruppo dei discepoli l’incredulità trova posto: alcuni di essi si rivelano «uomini di piccola fede»; così quando hanno paura della tempesta (Mt 8,26) o dei flutti del lago (14,31), o quando si preoccupano del pane che manca (16,8). L’incredulità e la non accoglienza di Dio nella propria vita raggiunge poi il suo vertice quando l’uomo si trova davanti alla sapienza divina che sceglie la croce come via alla gloria (1 Cor 1,21-24). All’annuncio della sorte dolorosa che attende Gesù, Pietro non è più capace di seguire il Maestro (Mt 16,23); e quando giunge l’ora, lo rinnega, scandalizzato, come Gesù aveva preannunciato (26,31.35.69.75). In presenza del mistero pasquale, dunque, la reazione spontanea dell’uomo è l’incomprensione, l’incredulità, il rifiuto! Gli stessi discepoli non sospettano neppure lontanamente la realtà della risurrezione, tanto questa è poco credibile (cf. Atti 26,8) e l’incredulità radicata nel cuore dell’uomo (cf. Mt. 28,17). «Udito che (Gesù) era vivo ed era stato visto… – dice Marco – non vollero credere» (Mc 16,11.13.14).

I due pellegrini di Èmmaus sono l’esempio tipico di questa mancanza di intelligenza e durezza di cuore. Essi, che tante volte avevano visto e ascoltato il Maestro, ora non sono in grado di riconoscerlo accanto a loro. La tristezza e lo sconforto hanno invaso il loro cuore. La delusione ha preso il posto della speranza: «Noi speravamo… ma è ormai il terzo giorno dacché sono accadute queste cose…».

 

 

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