Mt 10,26-33; Ger 20,10-13; Sal 68; Rm 5,12-15
DISCORSO 65
SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 10, 28:
“NON ABBIATE PAURA DI QUELLI CHE UCCIDONO IL CORPO” ECC.
di sant’Agostino, vescovo
Il timore deve essere scacciato dal timore.
1. Le parole della Scrittura che sono state lette ci ammoniscono di non aver paura pur avendo paura e d’aver paura pur senz’averla. Avete notato, mentre si leggeva il santo Vangelo, che nostro Signore, prima di morire per noi, volle che noi fossimo forti nello spirito, ma ammonendoci di non aver paura e nello stesso tempo d’aver paura. Dice infatti: Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo ma non possono uccidere l’anima. Ecco come ci ammonì di non aver paura. Vedete ora come ci ammonì d’aver paura: Temete invece Dio, che ha il potere di far perire l’anima e il corpo nell’inferno. Cerchiamo dunque d’aver paura, per non aver paura. Sembra che la paura sia in rapporto con la viltà; sembra che la paura sia propria dei deboli e non dei forti. Ma vedete che cosa dice la Scrittura: Il timore del Signore è la speranza del forte. Dobbiamo temere e non dobbiamo temere, dobbiamo cioè temere con prudenza, per non temere senza ragione. I santi martiri, per la solennità dei quali è stato letto questo passo del Vangelo, non ebbero paura perché ebbero timore: temendo Dio disprezzarono gli uomini.
L’uomo non deve temere nulla da un altro uomo.
2. Ma che cosa deve temere un uomo da parte d’un altro uomo? L’uomo. E che cos’è ciò con cui un uomo può mettere paura ad un altro uomo? Incute paura e dice: “Ti ucciderò”, ma non ha paura di morire prima di te mentre ti minaccia. “Ti ucciderò”, dice. Chi lo dice? A chi lo dice? Io sento due individui: uno che incute spavento e l’altro che lo prova; uno è potente, l’altro è debole, ma ambedue mortali. Perché dunque il potente…
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