Giovanni 1,1-18; Siracide 24,1-4.8-12; Salmo 147; Efesini 1,3-6.15-18
1. Le due condizioni di Cristo
Per questo il Verbo di Dio si è fatto carne e il Figlio di Dio è diventato figlio dell`uomo: affinché l`uomo, fuso con il Verbo di Dio, riceva l`adozione e diventi figlio di Dio. Non avremmo potuto in altro modo ricevere l`immortalità e l`incorruttibilità, se non fossimo stati uniti all`immortalità e all`incorruttibilità; ma come avremmo potuto unirvici se prima questa non fosse diventata ciò che siamo noi? Se quello che in noi è corruttibile non fosse stato assorbito dall`incorruttibilità e quello che è mortale dall`immortalità, affinché noi diventassimo figli adottivi di Dio?
Che egli solo fra tutti gli uomini del suo tempo, da tutti i profeti, dagli apostoli e dallo stesso Spirito Santo sia stato proclamato vero Dio e Signore, re eterno, unigenito e Verbo incarnato, è chiaro per chi ha raggiunto anche un minimo di verità. Ma le Scritture non attesterebbero così di lui, se egli fosse solo uomo come tutti gli altri. Egli però portava in sé l`eccelsa generazione del Padre altissimo, ed era passato attraverso la mirabile generazione dalla Vergine; perciò la Scrittura divina attesta di lui due cose distinte: che è uomo, senza gloria e soggetto al dolore, seduto su un puledro di asina, abbeverato di aceto e fiele, disprezzato dal popolo, sceso fino alla morte; e che è il «Signore santo», il «Consigliere mirabile» il «Bello d`aspetto», il «Dio forte», il «Giudice universale», assiso sulle nubi. Tutto ciò di lui ha profetizzato la Scrittura.
Era uomo e fu tentato; era il Verbo e fu glorificato; il Verbo, quasi, stette quieto, perché egli potesse venir tentato, disprezzato, crocifisso e morisse; l`uomo fu assorbito in colui che vince, che resiste, che risorge e viene assunto ai cieli. Dunque, il Figlio di Dio, il Signore nostro, che è il Verbo del Padre, è anche figlio dell`uomo, perché è nato da Maria, la quale era stata generata da uomini, apparteneva alla stirpe umana; egli perciò ha avuto umana generazione, è diventato figlio dell`uomo. Per questo lo stesso Signore ci ha dato un segno nel profondo e lassù in alto, un segno che l`uomo non aveva richiesto perché mai avrebbe sperato che una vergine potesse diventare gravida e partorire un figlio; e che questo figlio sarebbe stato il «Dio con noi»; che cioè in lui la realtà sovra-terrena sarebbe scesa a ricercare la pecorella smarrita, che era la creatura da lui plasmata, e poi ascesa in alto per offrire e affidare al Padre l`uomo ritrovato e avrebbe fatto di sé la primizia della risurrezione dell`uomo. Non avrebbe mai sperato che, come il capo è risorto dai morti, così anche il resto del corpo – cioè tutti gli uomini viventi quaggiù – passato il tempo della condanna inflittagli per la disobbedienza, sarebbe risorto, crescendo nella sua struttura, per l`intimo legame vitale, di una sana crescita elargita da Dio, e che ogni membro avrebbe raggiunto la posizione adatta nel corpo. Molte sono infatti le dimore presso il Padre, perché molte sono le membra del corpo.
(Ireneo di Lione, Contro le eresie, 3,19)