Luca 22,14-23,56; Isaia 50,4-7; Salmo 21; Filippesi 2,6-11
- Benedetto il regno che viene
«Benedetto il regno che viene, del padre nostro David! Osanna nel più alto dei cieli» (Mc 11,10).
Leggiamo nell’Evangelo di Giovanni (cf. Gv 6,15) che le folle, ristorate coi cinque pani e i due pesci, volevano rapire Gesù e proclamarlo re, ma che Gesù, per evitare che questo avvenisse, fuggì sul monte a pregare. Ora invece, mentre viene a Gerusalemme ove subirà la passione, non sfugge a coloro che lo proclamano re, che in schiera osannante e cantando canzoni degne del re e del Figlio di Dio lo conducono alla città regale, non impone il silenzio a quanti insieme cantano la restaurazione in lui del regno del patriarca David, e la riconquista dei doni dell`antica benedizione.
Per qual motivo ciò che prima rifiutò fuggendo, ora l`accoglie volentieri, e il regno che non volle accettare quando ancora doveva riportare la sua vittoria nel mondo, ora che sta per abbandonare il mondo per la passione della croce, ora questo regno non lo rifiuta? Certo per insegnare apertamente che egli è il re di un impero non temporaneo e terreno ma eterno nei cieli, di un regno al quale perverrà con il disprezzo della morte, con la gloria della Risurrezione e il trionfo dell`Ascensione. Ecco perché apparendo ai discepoli dopo la Risurrezione dirà: «Mi è stata data ogni potestà in cielo e in terra” (Mt 28,18), con quel che segue.
Dobbiamo osservare peraltro quanta somiglianza vi sia tra le parole della folla che loda in coro il Signore e quelle di Gabriele che lo annunzia alla Vergine madre dicendo: «Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell`Altissimo, e il Signore Iddio gli darà il trono di David suo padre, e regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe» (Lc 1,32-33). Il Signore accettò il trono e il regno di David per chiamare al regno celeste e immortale e introdurre nella stessa visione di Dio Padre con fatti, parole, doni e promesse degne soltanto del Mediatore tra Dio e gli uomini, quel popolo al quale un tempo David aveva offerto l`organizzazione di un regno temporale insieme con esempi di giustizia, e che egli soleva spingere all`amore e alla fede nel suo Creatore con le melodie di suoi salmi spirituali.
«Aggiungendo osanna, cioè salvezza, nel più alto dei cieli, chiaramente si mostra che l`avvento di Cristo non è soltanto la salvezza degli uomini, ma di tutto il mondo, in quanto unisce le cose terrene a quelle celesti in modo che ogni ginocchio, celeste, terrestre e infernale, si pieghi dinanzi a lui».
(Beda il Vener., In Marc., 3, 11, 10)