Letture patristiche Domenica «delle parabole della divina misericordia», XXIV del Tempo per l’Anno C

Luca 15,1-32; Esodo 32,7-11.13-14; Sal 50; 1 Timoteo 1,12-17

 

DISCORSO 112/A SU I DUE FIGLI, DALL’EVANGELO

di Sant’Agostino, vescovo (PLS 2, 427-435)

 

 

 

Argomenti di questo Evangelo già trattati la domenica precedente.
  1. 1. Non dobbiamo soffermarci sugli argomenti già esposti esaurientemente, ma come su di essi non dobbiamo indugiare, così è anche opportuno richiamarli alla memoria. La vostra Prudenza ricorda che domenica scorsa cominciammo a tenere il discorso sui due figli, che sono stati letti anche oggi dal Vangelo, discorso che non poté essere terminato. Ma Dio nostro Signore ha voluto che anche oggi, dopo quella tribolazione, parlassimo a voi. Si deve soddisfare dunque il debito del discorso, si deve mantenere sempre il dovere della carità; ci aiuti il Signore affinché la nostra modesta persona sia capace di soddisfare la vostra aspettativa.
Che significano i due figli, la sostanza e le meretrici.
  1. 2. L’uomo che ha due figli è Dio che ha due popoli: il figlio maggiore è il popolo dei giudei, il minore è il popolo dei pagani. Le sostanze ricevute da parte del Padre sono l’anima, l’intelligenza, la memoria, l’ingegno e tutte le facoltà che Dio ci ha dato per conoscerlo e adorarlo. Ricevuto questo patrimonio, il figlio minore se ne andò in un paese lontano, cioè arrivò fino alla dimenticanza del suo Creatore. Consumò tutto il suo patrimonio vivendo da scialacquatore; pagando senza acquistare, spendendo ciò che aveva senza ricevere ciò che non aveva, vale a dire consumando tutto il proprio ingegno nelle dissolutezze, negli idoli, in tutte le passioni disoneste, che la Verità chiama meretrici….

 

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